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Incendio al Mercato di Kantamanto Moda Sostenibile a Rischio

Il Mercato di Kantamanto: la Rivincita del Vintage e il Monito contro il Consumismo Sfrenato

Il mercato di Kantamanto, ad Accra, in Ghana, è più di un semplice luogo commerciale: è un ecosistema. Qui ogni settimana giungono circa 15 milioni di capi di abbigliamento di seconda mano, scartati dall’Occidente, destinati a trovare nuova vita o, più tristemente, a morire un’altra volta in una discarica. Per gli abitanti di Accra, questi vestiti rappresentano una contraddizione: un’opportunità economica e un peso ecologico. Questo mercato, il più grande dell’Africa occidentale per l’abbigliamento usato, è il cuore pulsante di una cultura del riutilizzo che contrasta con l’imperante spreco dell’Occidente. Incendio Mercato Kantamanto Moda Sostenibile a Rischio

“Vestiti dei morti bianchi”: la percezione locale

In Ghana, i vestiti usati importati dall’Occidente sono chiamati obroni wawu, “i vestiti dei bianchi morti”. Questo soprannome è una sintesi perfetta dell’atteggiamento diffuso: da un lato, un’ironica consapevolezza del disprezzo occidentale per ciò che è “vecchio”; dall’altro, il riscatto di un’economia che dà dignità a ciò che è stato abbandonato. Per molti commercianti e clienti del Kantamanto, queste merci rappresentano una seconda chance: un modo per creare valore là dove altri vedono solo rifiuti.

Ma dietro questa opportunità si nasconde una verità amara. Non tutto ciò che arriva è rivendibile o riciclabile. Migliaia di tonnellate di abiti non finiscono sulle bancarelle, ma in discariche o spiagge, aumentando l’inquinamento locale. E allora viene spontaneo chiedersi: chi è davvero il generoso donatore? È generosità o solo il bisogno di pulirsi la coscienza svuotando gli armadi? Incendio Mercato Kantamanto Moda Sostenibile a Rischio

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Il fuoco di Kantamanto e il crollo di un simbolo

L’incendio del mercato, avvenuto all’inizio di gennaio 2025, è una ferita aperta per Accra. Oltre il 60% delle bancarelle è stato distrutto, e con esso i mezzi di sostentamento di circa 8.000 commercianti. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma un cortocircuito elettrico è il principale sospettato. Tuttavia, la distruzione di Kantamanto va oltre le fiamme: è un colpo simbolico a un sistema che cercava di contrastare l’industria della moda veloce (fast fashion) e il suo devastante impatto ambientale.

Per il movimento della moda sostenibile, Kantamanto era un modello: il riuso su larga scala, la creatività nel trasformare l’usato in qualcosa di unico, la capacità di dare un significato nuovo a ciò che l’Occidente aveva scartato. Ma ora? La catastrofe mette in luce la fragilità di un sistema che, nonostante la sua resilienza, deve combattere contro un’invasione continua di scarti.

Una critica al consumismo occidentale

E qui arriva il vero problema: il consumismo sfrenato dell’Occidente. La moda veloce ha costruito la sua fortuna su un’idea tossica: ciò che è economico è sacrificabile. Ogni capo di abbigliamento che compriamo senza pensarci due volte ha un costo che non si misura in euro, ma in risorse naturali, in vite umane sfruttate, in terre contaminate. E quando ce ne liberiamo, non stiamo “donando”; stiamo spostando il problema a qualcun altro.

L’Occidente, con il suo infinito ciclo di acquisto e scarto, si comporta come un bulimico: consuma fino alla nausea per poi vomitare tutto su mercati come Kantamanto. È davvero questo il sistema che vogliamo perpetuare? Siamo così ciechi da non vedere che questo modello è insostenibile, non solo per il pianeta ma per la dignità umana?

La moda sostenibile come atto di ribellione

L’incendio di Kantamanto deve essere un monito, non solo per il Ghana ma per il mondo intero. Non possiamo continuare a ignorare l’impatto delle nostre scelte. La moda sostenibile non è una nicchia per idealisti, ma una necessità urgente. E non si tratta solo di comprare meno o meglio; si tratta di cambiare il nostro rapporto con ciò che possediamo. Ogni capo deve essere visto per quello che è: il risultato di risorse finite e di lavoro umano.

Kantamanto rinascerà, perché la resilienza è nel suo DNA. Ma noi, dall’altra parte del mondo, dobbiamo imparare la lezione. La moda non è solo un’espressione personale; è un atto politico. Scegliamo con attenzione, perché ogni acquisto è un voto per il mondo che vogliamo costruire. E la domanda è: vogliamo un futuro fatto di roghi e scarti o di creatività e sostenibilità?

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References:

https://www.myjoyonline.com/fire-destroys-kantamanto-market-displaces-hundreds-of-traders/

https://www.voguebusiness.com/story/sustainability/what-the-kantamanto-market-fire-means-for-sustainable-fashion

https://www.teenvogue.com/story/how-to-help-kantamanto-the-largest-secondhand-market-in-the-world-after-devastating-fire